Qual è in questo momento la situazione dei Veterinari di Medicina Pubblica?
Non diversa da quella di tutti i sanitari del SSN: di profonda frustrazione, di disagio crescente, di poca considerazione e di stipendi non adeguati alle responsabilità e ai carichi di lavoro. Poi c’è il problema della carenza di organico dei servizi veterinari che nelle Asl – che stanno affogando nei debiti – sono sempre sottodimensionati, con turn over bloccati, con un’età media dei veterinari sempre più alta. Eppure le patologie animali che colpiscono anche l’uomo non mancano. Le Epidemie che costringono a vasti abbattimenti di animali infetti e a risarcimenti verso gli allevatori sono sempre più frequenti.
Cosa prevede la normativa e quali sono, ad oggi, gli ostacoli alla sua piena applicazione?
Se vogliamo parlare della normativa sanitaria che regola il benessere e la salute animale o la sicurezza alimentare siamo in un costante work in progress con disposizioni che provengono dall’UE e da livelli nazionali. Ma la normativa di sanità pubblica veterinaria è come il Codice penale, puoi inasprire le regole sanitarie come le pene per certi reati ma se non hai personale in campo sufficiente per verificarne l’applicazione i risultati non arrivano.
Gli obiettivi sono sempre più articolati ed elevati ma le potenzialità strutturali di personale e risorse dei servizi veterinari per realizzarli sono meno di quelle di 10 anni fa.
Parliamo della formazione: perché i giovani veterinari non vengono pagati come gli specializzandi in medicina?
I medici veterinari che si specializzano e aspirano ad essere collocati nei ruoli del SSN, così come i farmacisti e altri professionisti sanitari, non hanno borse di studio che li impegnino esclusivamente nelle lezioni universitarie ma soprattutto nelle strutture dei dipartimenti di prevenzione delle asl o in quelle degli Istituti zooprofilattici sperimentali. Sono anni che chiediamo una equiparazione anche per avere specialisti veramente completi anche in termini di esperienza di campo.
Questa situazione può avere un impatto sulla salute pubblica?
Certo, si rischia di avere una preparazione specialistica prevalentemente teorico-descrittiva e non operativa, al SSN occorrono medici veterinari specializzati sui nuovi livelli di rischio delle filiere agro-zootecnico-alimentari, sull’antibiotico resistenza, sulle malattie infettive emergenti, sulle microplastiche e gli PFAS che inquinano i nostri alimenti di origine animale, sullo spillover e sulle zoonosi. Problemi nuovi che richiedono saperi nuovi e dinamici.
Riguardo l’antibiotico resistenza legata all’uso di medicinali negli allevamenti: cosa possono fare i Veterinari di Medicina Pubblica?
Continuare a fare quello che, insieme ai veterinari che curano gli allevamenti, si è fatto negli ultimi anni durante i quali l’uso degli antibiotici si è drasticamente ridotto in medicina veterinaria. Un successo italiano riconosciuto a livello europeo.
Il servizio pubblico è competitivo rispetto alla possibilità di lavorare nel privato?
Lavorare nel Ssn sarebbe bellissimo e gratificante se almeno i decisori politici amministrativi del livello governativo nazionale e regionale avessero attenzione all’importanza della prevenzione nelle interazioni uomo/animale/ambiente. La strategia One Health è oggetto di molta enfasi ma poca reale applicazione. La sanità è senza risorse ma non si vede concretezza in una strategia energica sulla prevenzione che farebbe risparmiare moltissimo al Ssn e al comparto agroalimentare che se ben sollecitato potrebbe ridurre gli sprechi e migliorare produttività e qualità e aprirsi a mercati internazionali sempre più selettivi. Naturalmente, se i contratti di lavoro non recuperano mai l’inflazione e il caro vita mortifica l’impegno la fuga verso il privato è sempre attraente.