Come educare i giovani all’alimentazione sana?

Nonostante i progressi in medicina e la disponibilità di informazioni sulla prevenzione, malattie come il diabete di tipo 2 e l'obesità, anche infantile, continuano a crescere in modo preoccupante. L'intervista alla Dott.ssa Giorgia Vici
alimentazione sana

“Numerose evidenze scientifiche sottolineano come le scelte alimentari possano contribuire alla prevenzione delle principali malattie croniche che affliggono la popolazione. In questo contesto l’educazione alimentare riveste un ruolo chiave affinché la popolazione sia guidata e supportata nell’adottare un’alimentazione sana e sostenibile,” dice la Dott.ssa Giorgia Vici, RTD-a (ricercatrice) dell’Università degli Studi di Camerino in ambito nutrizione umana e Segretario della sezione regionale Emilia Romagna-Marche SINU Società Italiana di Nutrizione Umana.

Come si manifesta il legame tra una buona alimentazione e la salute della popolazione? Quali sono le principali evidenze scientifiche?

“Molte evidenze scientifiche sottolineano come una corretta alimentazione sia uno dei fattori chiave perraggiungere uno stile di vita sano. La letteratura scientifica descrive la presenza di una serie di criticità nelle abitudini alimentari che hanno portato nel tempo la popolazione italiana ad allontanarsi dalla Dieta Mediterranea, mostrando una diminuzione nell’aderenza.

Di certo la criticità più importante, segnalata dai sistemi di sorveglianza nutrizionale nazionali, è legata al consumo eccessivo di alimenti ad elevata densità energetica, tra cui snack confezionati, bevande zuccherate e carne processata, e un consumo troppo basso di prodotti vegetali quali frutta, verdura, cereali integrali e legumi. Questa situazione è comune in tutte le fasce di età, anche nelle popolazioni più giovani. Volendo veicolare un messaggio per la salute, non si può considerare solo l’aspetto nutrizionale, ma è importante includere gli ambiti di riferimento che contribuiscono a uno stile di vita sano, in particolare, movimento, adeguato riposo, scelte alimentari salutari, convivialità e socialità”.

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Dott.ssa Giorgia Vici

Nonostante le informazioni disponibili, le patologie legate a una cattiva alimentazione continuano ad aumentare tra i giovani. Quali sono le cause principali di questo trend preoccupante e scollamento tra conoscenze nutrizionali e abitudini quotidiane?

“Purtroppo, l’aspetto davvero preoccupante non è solo che le principali malattie croniche continuino ad aumentare, ma che queste risultino sempre più presenti nei più piccoli. Ne è proprio un esempio il diabete di tipo 2, diagnosticato attualmente anche nelle fasce d’età più giovani. Le evidenze scientifiche dimostrano una scarsa conoscenza in ambito nutrizionale, e questa è una diretta causa di abitudini alimentari non adeguate. Per questo motivo, è necessario partire dall’educazione alimentare iniziando proprio dai più piccoli. Un bambino che cresce seguendo uno stile di vita sano avrà maggiori probabilità di mantenere questo comportamento anche in età adulta. 

Tuttavia, l’educazione alimentare non riguarda solo i bambini ma deve essere rivolta a tutta la popolazione nelle diverse fasi della vita, sottolineando anche le specifiche esigenze nutrizionali. Acquisire consapevolezza su cosa, come e quando mangiare è importante, indipendentemente dall’età. Dobbiamo educare la popolazione a uno stile di vita sano, con l’obiettivo di sviluppare la consapevolezza utile alla scelta degli alimenti, delle preparazioni nel contesto adeguato. 

Fare propria la cultura del cibo, quindi, può aiutare a conoscere l’alimento, sapere come conservarlo e prepararlo in ottica di ottimizzazione del tempo e di riduzione dello spreco alimentare”. 

In che modo la comunicazione nutrizionale potrebbe essere migliorata per rendere più efficace la trasmissione di messaggi chiari e motivanti per i giovani per favorire un cambiamento di comportamento? Le app educative possono essere chiave per promuovere abitudini sane?

“L’educazione alimentare è ovviamente un’educazione a 360 gradi rivolta a tutte le fasce di età. Quando però si parla di comunicazione, soprattutto digitale, i giovani sono sicuramente i più coinvolti e con maggiori possibilità di successo. Per essere davvero efficace l’educazione alimentare deve sia avere come obiettivo quello di migliorare le abitudini alimentari, sia sensibilizzare la popolazione e far comprendere perché è importante mangiare bene.

Nella progettazione e sviluppo di interventi di educazione alimentare si lavora affinché gli strumenti utilizzati non siano solamente teorici, ma prevedano sessioni pratiche e interattive. La parola chiave in questo senso è coinvolgimento: rendere la persona protagonista di un percorso e un progetto condivisi. Tramite quiz o sfide si può mantenere alta l’attenzione e il coinvolgimento, le app educative e le cooking class servono anche a questo e consentono di dare un feedback personalizzato.”

Che ruolo possono avere in questo le famiglie? E le istituzioni? 

“È ovviamente a casa che il bambino sviluppa le sue abitudini e a scuola dovrebbe consolidare sane abitudini in un contesto di convivialità diverso, tra pari, in un ambiente piacevole e sereno.

La scuola, grazie alla ristorazione scolastica e progetti mirati per le merende salutari, fornisce elementi educativi utili al consumo di pasti salutari. Esistono numerosi progetti che potrebbero essere portati all’interno delle istituzioni scolastiche che trattano proprio di educazione alimentare, a partire da incontri interattivi nel dopo scuola, corsi di formazione e aggiornamento per docenti e per i cuochi delle mense scolastiche. In questo contesto, coinvolgere la famiglia nel processo di insegnamento è fondamentale.

Sicuramente quello tra famiglie e istituzioni deve essere un lavoro di squadra, un progetto di educazione alimentare diventa più efficace se sviluppato in un’ottica multidisciplinare.”

Esistono modelli educativi o campagne di successo in altri Paesi che potrebbero essere adottati anche in Italia per affrontare il problema dell’alimentazione giovanile?

“La letteratura internazionale continua a considerare la Dieta Mediterranea come uno dei riferimenti di dieta sana e sostenibile. Questo modello ha un ruolo importante nella prevenzione dell’insorgenza di malattie non trasmissibili, che rappresentano un problema di salute pubblica mondiale.

In questo momento stiamo vivendo un grande paradosso che vede da una parte l’obesità come epidemia mondiale, tanto da coniare il termine di “globesità”, e dall’altra la fame nel mondo. Molte organizzazioni, anche internazionali (come OMS, FAO), in collaborazione con le diverse istituzioni (Ministeri, Università, Comunità Europea), lavorano per contrastare la malnutrizione, sia per eccesso che per difetto.

Educare alla dieta mediterranea, anche in questo caso, contribuisce a vario titolo al raggiungimento di questo importante obiettivo.” 

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