La sanità italiana si trova oggi al centro di una trasformazione epocale, con la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale (AI) a fare da protagoniste. Ma quanto è realistico pensare che queste innovazioni possano incidere rapidamente sulla vita quotidiana di medici e pazienti? Ne abbiamo parlato con il dottor Pietro Gallotta, esperto di dati sanitari, per comprendere meglio il presente e il futuro di questa sfida.
AI e diagnosi: l’impatto concreto
“L’intelligenza artificiale è in grado di analizzare milioni di radiografie e imparare a riconoscere patologie con un livello di precisione che supera spesso l’occhio umano,” spiega il dottor Gallotta.
Questo potenziale si traduce in un miglioramento significativo delle diagnosi, specie in ambiti dove la velocità e la precisione sono cruciali. Tuttavia, il punto di partenza resta la digitalizzazione dei dati sanitari.
“Oggi uno dei maggiori ostacoli è che molti dati non sono ancora in formato digitale. Il primo obiettivo è garantire che tutte le informazioni sanitarie siano digitalizzate e accessibili ai medici in tempo reale. Solo così possiamo realmente sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia”.
Una nuova prospettiva per i pronto soccorso
Un esempio concreto? Gallotta immagina un pronto soccorso dove, grazie a un identificativo digitale come il codice fiscale, il medico possa accedere istantaneamente alla storia clinica completa del paziente.
“L’AI potrebbe filtrare e selezionare i dati più rilevanti, fornendoli al medico in tempo reale e aiutandolo a prendere decisioni rapide e informate”.
Questo non solo migliorerebbe la cura del paziente, ma ottimizzerebbe anche il lavoro dei medici, già gravati da una carenza cronica di personale.
Cambiamento culturale e formazione
“Il vero ostacolo non è la tecnologia, ma il cambiamento organizzativo e culturale”.
Molti medici percepiscono ancora la digitalizzazione come un peso burocratico, invece che come un supporto alla loro professione. Per superare questa barriera, secondo Gallotta, è necessario investire in formazione e nel ridisegno dei processi gestionali sanitari.
“Servono corsi di informatica medica nelle facoltà di medicina, per preparare i futuri medici a gestire i dati digitali e a comprendere le potenzialità delle nuove tecnologie cosi come servono corsi di aggiornamento per tutti gli operatori sanitari, medici e paramedici”.
Un altro esempio di complicazione d risolvere è la gestione della firma digitale, descritta come macchinosa e poco intuitiva.
“Con le tecnologie disponibili oggi, come il riconoscimento facciale o l’impronta digitale, potremmo semplificare molto queste procedure, risparmiando tempo prezioso ai medici.”
L’integrazione dei sistemi: una priorità
Una delle sfide più urgenti riguarda l’integrazione tra le diverse fasi del percorso sanitario. Gallotta cita l’esempio dell’ambulanza e del pronto soccorso: “Ancora oggi, molte informazioni vengono trascritte su moduli cartacei, generando duplicazioni e ritardi. Un sistema unico e digitale, dove i dati raccolti in ambulanza siano immediatamente disponibili al pronto soccorso, eliminerebbe passaggi inutili e migliorerebbe l’efficienza complessiva.”
La sfida della governance
Gallotta insiste su un punto fondamentale: “La tecnologia da sola non basta. Serve una governance capace di guidare il cambiamento e di adattare le strutture sanitarie alle nuove esigenze. Molte Regioni hanno Sistemi Informativi Sanitari Regionali capaci di guidare le innovazioni, ma spesso queste vengono ritardate o frenate dalla mancanza di consapevolezza della strategicità di tali innovazioni e dalle complicazioni dovute a regolamentazioni obsolete”.
Questo significa ripensare i processi organizzativi, ridurre la burocrazia e mettere al centro l’efficienza, sia per i medici che per i pazienti.
Conclusioni
Nonostante le difficoltà, i passi avanti non mancano. La digitalizzazione delle ricette e l’informatizzazione delle farmacie sono solo alcuni esempi di come la tecnologia stia già trasformando la sanità italiana. Ma la strada è ancora lunga.
Come conclude Gallotta, “la vera sfida è cambiare il modo di pensare e lavorare, per costruire una sanità all’altezza delle aspettative dei cittadini e delle potenzialità offerte dalle tecnologie moderne.”
Un obiettivo ambizioso, ma indispensabile per garantire un sistema sanitario più efficiente, equo e sostenibile.